venerdì 27 gennaio 2012

L'approccio rogersiano

E’ l’approccio al counseling e alla psicoterapia fondato dallo psicologo americano Carl Rogers (1902-1987) a partire dagli anni ’40 e rientra nella più generale corrente della psicologia umanistica.
Consente applicazioni che vanno al di là della psicologia clinica come, per esempio, nell’educazione, nella formazione ai genitori, nella conduzione di gruppi di crescita personale.

L’approccio rogersiano implica una visione della natura umana in cui l’uomo è concepito come un’agente libero di scelte, capace di essere responsabile, tendente per natura a realizzare le sue potenzialità.

In questo approccio si ritiene che ogni individuo sia l’esperto della propria vita, dei propri problemi e del suo mondo interiore. Lo psicologo, come un fidato compagno di viaggio, ha il ruolo di facilitare l’esplorazione di sé e la ricerca di soluzioni ai propri disagi. Egli, grazie alla sua formazione personale (saper essere) e professionale (saper fare), è in grado di creare durante le sedute le condizioni che rendano la persona in grado di chiarire a se stessa i propri dubbi, perplessità, problemi e di risolverli. In questo modo viene evitata ogni forma di dipendenza dallo psicologo.

Secondo Rogers, lo psicologo e chi si rivolge a lui hanno pari dignità e responsabilità all’interno della relazione terapeutica. Pertanto è preferibile non parlare di “paziente”, ma di "persona” o “cliente” e i colloqui avvengono nella posizione faccia a faccia, senza l’uso del lettino.

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