sabato 20 ottobre 2012

Nella testa degli adolescenti

E' stato un onore accogliere l'invito della Biblioteca Civica di Varese per presentare al pubblico, insieme alla stimata collega Gabriella Ponti, l'ultimo libro di Eveline CroneNella testa degli adolescenti: i ragazzi spiegati attraverso lo studio del loro cervello”. 

L'autrice è una ricercatrice olandese in psicologia dello sviluppo, ha scritto “Nella testa degli adolescenti” nel 2008, ma esso è stato tradotto in italiano solo quest'anno e pubblicato dalla casa editrice Urrà-Apogeo. Il punto di forza di questo testo consiste, secondo me, nel presentare in modo semplice e chiaro le recenti scoperte delle neuroscienze che negli ultimi anni hanno fatto passi da giganti. Fornisce così utili indicazioni a genitori, insegnanti, psicologi, ed educatori.

Certamente sono ancora moltissimi i misteri del cervello umano che è una macchina meravigliosa quanto sofisticata, però sappiamo con esattezza che gli adolescenti si comportano in modo diverso dagli adulti perché il loro cervello lavora effettivamente in modo diverso. Questo è dovuto al lavoro di trasformazione e specializzazione delle diverse aree cerebrali che porteranno poi al cervello dell'adulto.

Questo libro mi piace perché stimola comprensione e pazienza verso gli adolescenti. I comportamenti e gli atteggiamenti dei ragazzi che tanto ci fanno arrabbiare c'entrano con l'organizzazione del cervello a quest'età e quindi occorre mettere in conto tanta pazienza e tanta costanza nell'azione educativa.

sabato 13 ottobre 2012

Il benessere a portata DI MENTE



Inizia oggi a Varese il Festival della Cultura Psicologica organizzato dall'Ordine degli Psicologi della Lombardia in parallelo con Milano e altre provincie lombarde. Il suggestivo titolo della manifestazione è “Il benessere a portata di mente” e comprende convegni, presentazioni di libri e workshop.

La rassegna intende mostrare alla cittadinanza quanto la psicologia gestita da psicologi professionisti, regolarmente iscritti all'Albo, possa contribuire al benessere personale e sociale.

Grazie all'applicazione scrupolosa di tecniche e scoperte scientifiche lo psicologo effettua interventi di aiuto efficaci dalla primissima infanzia, all'età scolare e all'adolescenza, nella vita di coppia, nel lavoro e nello sport, fino alla terza età.

Anch'io parteciperò al Festival mediante la presentazione del libro di Eveline Crone “Nella testa degli adolescenti. I nostri ragazzi spiegati attraverso lo studio del loro cervello” che si terrà alla Biblioteca Civica di Varese di Via Sacco 9 il giorno 17 ottobre alle ore 18:00. Io e la collega Gabriella Ponti abbiamo scelto questo testo sia per la stima verso l'autrice, full professor all'Università di Leida e Amsterdam, sia perché spiega in modo chiaro come le nuove scoperte delle neuroscienze possano essere un valido aiuto per comprendere il pensiero, le emozioni e il comportamento dei nostri ragazzi.

martedì 24 luglio 2012

Quale qualità per l'asilo nido?

Oggi il tema della Qualità dei servizi per l'infanzia è sempre più sentito e chi fa la Qualità se non le persone con le loro menti, i loro comportamenti, il modo di relazionarsi, di utilizzare spazi e materiali?

Per questo motivo per il secondo anno consecutivo ho tenuto un corso di formazione di psicologia sulla Qualità in un Asilo Nido privato di Milano.

Come caratteristico degli psicologi di orientamento umanistico-rogersiano, ho utilizzato una metodologia attiva che punta a coinvolgere i partecipanti al corso. Oltre ad input teorici, ho proposto attivazioni pratiche, griglie di auto-valutazione e gruppo di discussione al termine di ogni incontro al fine di condividere con tutto il gruppo domande, dubbi e per confrontarsi sulle possibilità applicative di quanto appreso.

Abbiamo riflettuto sulle idee di bambino, sviluppo ed educazione che hanno in mente le educatrici con l'obiettivo di renderle esplicite e condivise e di collegarle alla prassi educativa.

Il corso ha fornito anche l'occasione per revisionare il progetto educativo del nido, aggiornarlo con quanto appreso durante il corso e arricchirlo con nuovi spunti di miglioramento per offrire un servizio migliore alle famiglie.

martedì 12 giugno 2012

Donare è ricevere - seconda edizione

Si è da poco conclusa la seconda edizione del progetto scolastico “Donare è ricevere” che ho svolto per Avis Provinciale di Varese in 3 scuole superiori della provincia, coinvolgendo in tutto 9 gruppi classi.
Ho così condotto laboratori di classe (tre incontri per classe) con la finalità di accompagnare i ragazzi ad esplorare le proprie considerazioni personali sul tema della donazione di sangue, ma in modo graduale ed inserendo tale argomento nel più ampio contesto della solidarietà e del volontariato.

Le attività che ho predisposto avevano l'obiettivo di promuovere negli studenti uno stile di vita sano, improntato alla cura di sé e degli altri, sensibilizzandoli sui temi del benessere psicofisico (cosa significa prendersi cura di sé e degli altri), delle capacità relazionali (come entrare in relazione con gli altri in modo sano), della cittadinanza attiva e della solidarietà sociale.

Ho utilizzato una metodologia di tipo attivo, che ha previsto il coinvolgimento diretto dei ragazzi e l'impiego di tecniche come: il brainstorming, le discussioni di classe, il role palying, la simulazione di situazioni reali, attività di confronto in piccoli gruppi su temi specifici per poi illustrare alla classe i punti centrali del dibattito, ecc.

Molto positivi i dati emersi da un questionario anonimo somministrato agli studenti al termine del progetto. Chiedendo loro una valutazione sintetica sull'iniziativa, poco più della metà del campione (55,1%) l'ha definito “buono”, il 14,4% ottimo e solo una piccola percentuale l'ha trovato mediocre (circa il 7%), mentre all'incirca il 22% ha espresso una valutazione intermedia (“discreto”).

venerdì 30 marzo 2012

Alcolici e pubblicità

Un progetto di prevenzione all'abuso di alcol che ho svolto presso la Sezione associata di Laveno Mombello del liceo Vittorio Sereni di Luino ha toccato il tema della pubblicità delle bevande alcoliche.

Ho passato in rassegna una serie di pubblicità in forma cartacea e video, cercando di decodificare e comprendere insieme ai ragazzi i meccanismi psicologici sottostanti agli spot pubblicitari.

Uno dei più frequenti è l'identificazione dell'ipotetico consumatore con un personaggio famoso dalle caratteristiche vincenti, apprezzato dai più giovani. Il messaggio implicito che viene inviato è: se bevi quello che beve questo personaggio, diventerai anche tu un numero uno (dello sport, della musica, dello spettacolo). 

Altri agiscono sui luoghi comuni sull'alcol: l'alcol che rende sicuri, forti e che facilita le relazioni con l'altro sesso. La promessa pubblicitaria è: basta qualche bicchierino e l'effetto auspicato si verifica. Sì, ma solo la perdita di inibizioni che può portare anche a comportamenti rischiosi e irresponsabili.

L'analisi di questi meccanismi aiuta i più giovani a riconoscerli nelle pubblicità a cui sono esposti quotidianamente e a difendersi, senza lasciare che condizionino la loro libertà di compiere scelte libere e consapevoli.

mercoledì 15 febbraio 2012

Un progetto europeo sulla psicologia scolastica

Nel corso del 2011 ho avuto il piacere di collaborare con l'Ordine degli Psicologi della Lombardia (dopo una formale selezione), al fine di predisporre un progetto sulla psicologia scolastica per partecipare ad un bando di finanziamento dell'Unione Europea.

Il progetto, che abbiamo chiamato First Aid Psychology, è stato presentato il 1° febbraio 2012 e ha la finalità ultima di sensibilizzare enti regionali e locali sul tema della psicologia scolastica, usufruendo dell'apporto di esperienze europee già consolidate. L'Italia infatti è uno dei 7 paesi su 27 dell'Unione Europea che non ha leggi né regole riguardanti la psicologia scolastica.

Il progetto prevede studi scientifici, ricerche, sperimentazione di servizi innovativi di psicologia scolastica basati su standard europei, confronto costante tra i diversi paesi europei coinvolti, diffusione dei risultati attraverso convegni internazionali.

I partner, divisi tra enti esportatori e importatori di buone prassi nell’ambito della scolastica sono Spagna e Malta (esportatori), Irlanda, Grecia e Italia (importatori).

Entro giugno 2012 i valutatori di Bruxelles risponderanno sulla validità del progetto.

domenica 29 gennaio 2012

La sfida della Qualità nei servizi educativi

La Qualità dell'Asilo Nido è stato il tema del corso di formazione che ho tenuto a giugno e luglio 2011 presso un Nido privato di Milano.

Il corso mi ha permesso di offrire alle educatrici una panoramica sugli indicatori di Qualità dell'Asilo Nido e di accompagnarle in un percorso di auto-osservazione e auto-valutazione delle proprie prassi pedagogiche ed organizzative del servizio. Inoltre è stato un'occasione per riflettere sulle loro modalità relazionali nei confronti di bambini, colleghe e genitori.

Come caratteristico degli psicologi di orientamento umanistico-rogersiano, ho utilizzato una metodologia attiva che punta a coinvolgere i partecipanti al corso. Oltre ad input teorici, ho proposto attivazioni pratiche, griglie di auto-valutazione e gruppo di discussione al termine di ogni incontro al fine di condividere con tutto il gruppo domande, dubbi e di confrontarsi sulle possibilità applicative di quanto appreso.

Dalle auto-valutazioni al termine del corso le educatrici hanno riconosciuto che realizzare la Qualità di un servizio educativo è una vera e propria sfida quotidiana che impegna tutto il tempo in cui si lavora. Il corso le ha aiutate ad incentivare una comunicazione efficace con i genitori, ad avere nuovi spunti per le attività educative ed anche a migliorare la qualità del gruppo di lavoro attraverso una maggior collaborazione tra tutto il personale educativo.

Bere responsabilmente

Informare i ragazzi dai 13 ai 16 anni sugli effetti dell'alcol sull'organismo e sul comportamento. Prevenire l'abuso di alcol. Diventare consapevoli del perché si beve e di quali sono i limiti da non superare. 

Questi i principali obiettivi del progetto "Bere responsabile" co-finanziato da Regione Lombardia e Movimento Consumatori nel 2011 e di cui sono stato referente attuativo. 

Il progetto ha coinvolto 20 scuole delle province di Milano, Bergamo, Pavia e Varese, é stato svolto da psicologi con competenze nell'ambito della psicologia dell'età evolutiva.

Lavorare nella classi con i ragazzi mi ha dato ancora una volta l'opportunità, oltre che di raccogliere dati aggiornati sulle abitudini dei giovani, di confrontarmi da vicino con le loro esperienze e i loro valori.  Il progetto ha previsto infatti anche la compilazione di un breve questionario con domande stimolo e un forum di discussione.

Grazie a progetti come questo i ragazzi diventano così consapevoli che l'alcol è una sostanza che può essere usata in modi differenti: un alimento che accompagna i pasti e lo stare insieme, un (illusorio) antidoto contro dolori e tristezze (il famoso "si beve per dimenticare"), uno strumento pericoloso per disinibirsi, sentirsi più grandi, per essere accettati dal gruppo di amici o per farsi notare dagli altri, come se non si avesse fiducia nelle proprie risorse.

Da chi dipende questa scelta? Ovviamente da noi. Non si può parlare del consumo di alcol senza affrontare il tema della responsabilità. La "libertà" a cui "siamo condannati", come sostiene Carl Rogers, ci fa confrontare costantemente con la nostra responsabilità di fronte alla vita, a noi stessi e agli altri.

Quando lo shopping diventa un problema

Approfitto di un'intervista che mi è stata fatta (e pubblicata il 27 febbraio 2011 su "Lombardia Oggi" - l'inserto culturale del quotidiano "La Prealpina"), per parlare del problema dello shopping compulsivo.

In base ai dati in possesso del Movimento Consumatori di Varese si tratta di un fenomeno più diffuso di quanto si pensi e in continuo aumento. Le più colpite sono le donne, tra i 30 e i 40 anni, di ceto sociale medio-alto, con il bisogno compulsivo di acquistare oggetti inutili, soprattutto vestiti. Il fenomeno però riguarda sempre più anche i giovani maschi, tra i 20 e i 30 anni, che acquistano su internet apparecchi tecnologici, attrezzi sportivi e DVD che poi non useranno mai.

Si tratta di una vera e propria forma di dipendenza con pesanti conseguenze sulla vita familiare, lavorativa e sociale. La presa in carico di queste persone è complessa perché implica solitamente consulenze legali per le spese di indebitamento e le truffe, psicoterapia e partecipazione a gruppi di mutuo-aiuto.

La psicoterapia può aiutare ad affrontare la sofferenza psicologica alla base di questo disturbo, solitamente di tipo depressivo. Molti infatti riferiscono di aver iniziato gli acquisti poiché in preda ad un disagio, ad una tensione insopportabile. Altri parlano di noia, di vuoto esistenziale, di indifferenza alla propria vita.

Finalità del percorso terapuetico diventa allora la ricerca di nuovi significati nella propria quotidianità, imparando a gestire le emozioni negative e a crescere nella dimensione tanto umana ma tanto faticosa della responsabilità.

sabato 28 gennaio 2012

Il percorso di gruppo "IO E GLI ALTRI"



Ho organizzato a partire dal 2010 nel mio studio privato il per-corso di gruppo "IO E GLI ALTRI" che offre uno spazio per conoscersi meglio e confrontarsi con altri sui temi dell'IDENTITA' PERSONALE e sul tema delle RELAZIONI.

Non si tratta di una psicoterapia di gruppo, ma di un gruppo di crescita personale finalizzato ad incrementare il benessere psicologico e relazionale.

Sono previsti inizialmente 4 incontri, in orario serale e a cadenza quindicinale, al termine dei quali chi vuole potrà proseguire per un nuovo ciclo di incontri. Al termine di un ciclo potranno essere inseriti anche nuovi partecipanti.

La prima parte di ogni incontro è dedicata ad un momento di condivisione libera rispetto a come si sta e a ciò che sta accadendo nella propria vita, seguita da un'attivazione esperenziale sui temi dell'identità e delle relazioni (usando stimoli figurativi, il disegno, la compilazione di brevi schede, l'esposizione e la discussione su concetti di base della psicologia, ecc.).

La seconda parte è rappresentata dal gruppo di incontro: uno spazio per incontrarsi come persone che condividono gli stessi bisogni, le stesse emozioni, a volte gli stessi problemi. Nel gruppo è anche possibile che emergano soluzioni creative alle proprie difficoltà, in uno spirito di collaborazione e mutuo-aiuto.

Il mio compito come psicologo è di facilitare la comunicazione, chiarire situazioni, emozioni ed esperienze raccontate, garantire il rispetto di tutti i partecipanti, promuovere l'empatia di gruppo.

La nostra vita si svolge in gran parte in gruppi familiari, lavorativi, amicali. Nei gruppi nascono molti dei nostri problemi e allora il gruppo può essere uno straordinario strumento per comprendere meglio come funzioniamo internamente e nelle nostre relazioni... per aiutarci a vivere meglio!

La mia ricerca sui giovani e la solidarietà


Nell'ambito del progetto AVIS "Donare è ricevere", finanziato dal Comune di Luino (VA), che ho avuto il piacere di coordinare nel 2010, ho inserito una ricerca sui giovani di provincia e la solidarietà.

Lo strumento utilizzato è il questionario "Apri gli occhi, fai la differenza" messo a punto dall'Avis Regionale della Lombardia in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Abbiamo raccolto un centinaio di questionari compilati dagli studenti del Liceo Scientifico Statale di Luino "Vittorio Sereni" con un'età media di 17,5 anni.

I risultati hanno permesso di confermare un dato già emerso durante le discussioni di classe svolte durante i laboratori, cioè l'infondatezza dello stereotipo (diffuso nella nostra società) secondo cui i giovani di oggi sono egoisti e interessati solo al divertimento personale. Dai grafici sulle percentuali delle risposte al questionario si rivela infatti un quadro positivo rispetto alla propensione dei giovani alla solidarietà.

Molto elevate sono le percentuali che si riferiscono a condotte prosociali tra amici o compagni di classe, indicando un buono stato delle relazioni all'interno delle classi esaminate dalla ricerca. Gli intervistati sono consapevoli delle proprie risorse personali che consentono loro di prendere in considerazione i bisogni degli altri (in generale) e il desiderio di aiutarli.

Tuttavia, solo una piccola parte del campione manifesta la propria solidarietà in azioni concrete a servizio della collettività, manifestando un bisogno di formazione e accompagnamento al volontariato a cui si è cercato di dare risposta attraverso il progetto “Donare è ricevere”.

I progetti nelle scuole

Anche nel 2010, una parte significativa della mia attività lavorativa si è svolta nelle scuole. 

Sono continuati i progetti "Io con gli altri" (educazione socio-affettiva) e "liberi tutti" (prevenzione dalla dipendenza tecnologica) presso 7 classi di due diverse scuole secondarie secondarie di I° grado (ex scuole medie). Il primo dei due progetti, oltre ai laboratori nelle classi con lo psicologo, ha previsto un ciclo di "gruppi di incontro" per insegnanti e uno per genitori. Tutte le componenti della scuola hanno collaborato in questo modo alla riuscita dell'attività progettuale.

Quell'anno ho inaugurato poi, per la prima volta, un progetto integrato di educazione alla salute e alla solidarietà sociale. Si tratta di un intervento per un'associazione di volontariato e che ho realizzato in 5 classi al Liceo Scientifico di Luino (VA), grazie ai fondi di un bando comunale. I laboratori nelle classi erano volti a stimolare nei ragazzi un potenziamento della cura di sé, del comportamento di aiuto, dell'empatia e della solidarietà. La solidarietà è stata presentata come un'occasione di crescita personale e collettiva. Un incontro iniziale e uno finale con docenti e famiglie era finalizzato, oltre ad illustrare il progetto, a comprendere le strategie migliori per educare i giovani ai valori sociali.

Relazioni efficaci in ambito lavorativo


Giovedì 25 febbraio 2010 ho tenuto a Milano un incontro di formazione dal titolo "Relazioni efficaci nel rapporto con i consumatori", rivolto al personale di diverse associazioni consumeristiche, come Movimento Consumatori, Adiconsum, Adoc, Cittadinanza Attiva, ecc. E' stata per me una piacevole occasione di insegnamento e confronto con i presenti sulle competenze relazionali per realizzare un clima sereno con utenti e colleghi.

Il messaggio fondamentale che ho sostenuto è che "la Qualità di un'associazione non profit o di un servizio per i consumatori non può che passare dalla qualità delle persone, della loro comunicazione e dalla qualità del gruppo di lavoro".

Ho presentato quindi gli indicatori di qualità della professionalità, sintetizzati in un documento intitolato "Linee guida per la Qualità del Personale delle Associazioni per i Comsumatori". Si tratta di un mio scritto che analizza le tre aree del sapere (conoscenze a disposizione), del saper essere (modo di essere e stare con gli altri) e del saper fare (le competenze professionali) in questo settore particolare.

Le attivazioni pratiche che ho predisposto, accanto agli spunti teorici, hanno permesso di dimostrare che un atteggiamento di rispetto, ascolto, autenticità ed empatia, cercando di evitare le "barriere alla comuncazione", costituisce uno degli ingredienti fondamentali della professionalità.

Pessimisti non si nasce

Domenica 7 febbraio 2010 è apparsa una mia intervista sul quotidiano "La Provincia di Varese" relativa al pessimismo dei varesini per quanto riguarda la crisi economica. Pare infatti che tra gli italiani i lombardi siano i più pessimisti e i varesini i meno fiduciosi nella ripresa ripsetto ai corregionali.

Ci sono ragioni psicologiche per essere così pessimisti? Se l'ottimismo ci aiuta a vivere meglio, il pessimismo ci spinge ad essere più realisti. Inoltre, come ha dimostrato Martin Seligman, il pessimismo non è innato, ma appreso nel proprio contesto sociale fin dall'infanzia. In una situazione oggettivamente critica è più facile che prevalga l'ottimismo, perché consente di reagire e "tirare avanti".

La provincia di Varese è una delle realtà italiane con il più alto reddito procapite, sarà quindi che dove la situazione non è così negativa si possa fare a meno dell'ottimismo ed essere più prudenti e realisti?

La forza della diversità

E' stato svolto nel 2010 in 11 classi del Liceo Quasimodo di Magenta (MI) un progetto da me ideato per un'associzione ONLUS di volontariato e che ha ottenuto un finanziamento dalla Fondazione Ticino Olona.

Il progetto si intitola "La forza della diversità contro ogni forma di discriminazione" ed è finalizzato a sensibilizzare studenti, insegnanti, genitori e personale scolastico sui temi dell'accoglienza del diverso e della lotta alle discriminazioni in ambito scolastico ed extrascolastico.

Si è voluto promuovere il valore e la ricchezza della diversità umana in tutte le sue forme (di pensiero, di tratti di personalità, di capacità, di cultura, di orientamento sessuale, di credo religioso).

La proposta ha previsto laboratori didadattico-esperenziali con gli alunni atti a far vivere la diversità come risorsa e a disincentivare ogni forma di discriminazione. Una tavola rotonda di esperti (psicologo, mediatore culturale, insegnante referente per l'accoglienza, volontari di associazioni per i diritti degli omosessuali) è stata organizzata per insegnanti e famiglie al fine di individuare le modalità più efficaci per accogliere le diversità e combattere le discriminazioni nel mondo giovanile.

Donare fa bene

Mercoledì 16 settembre 2009 sono stato invitato a partecipare alla tavola rotonda organizzata dalle Associazioni AVIS e AIDO presso la sede del Comune di Boffalora Sopra Ticino (MI) sul tema “donare fa bene”.

Presentando un mio progetto per le scuole dell'obbligo, ho affermato che è possibile sviluppare nei più giovani una predisposizione a donare non limitandosi ad interventi di natura informativa, ma facendo sperimentare loro attraverso laboratori esperienziali, cosa significhi donare, aiutare chi ha bisogno, essere solidali.

Donare fa bene agli altri perché può salvare una o anche più vite, ma fa bene anche a se stessi perché incrementa l'autostima e consente di vincere solitudine ed egoismi.

Stimolare un'apertura mentale alla donazione di sangue e alla donazione di organi è dunque un atto fortemente educativo.

Giovanissimi e alcol

Il quotidiano “La Provincia di Varese” mi ha intervistato sul tema dell'abuso di alcol nei giovanissimi, in seguito all'introduzione nel Comune di Milano del divieto di vendere alcolici ai minori di 16 anni nel 2009.

L'articolo, comparso domenica 19 luglio 2009, riprendendo una recente ricerca da me condotta per il Movimento Consumatori, mette in luce come il numero di minori che iniziano a bere precocemente sia in progressivo e costante aumento anche in provincia di Varese.

Il dato più interessante dell'indagine si riferisce ai contesti del bere: tra i bevitori moderati della ricerca si ritrova una percentuale maggiore di ragazzi che hanno iniziato a bere in famiglia, mentre tra i bevitori forti prevale la percentuale dei ragazzi che ha iniziato con gli amici.

Quindi stando ai dati di ricerca, presentando l'alcol in famiglia come una sostanza non vietata ma che si può bere, senza esagerare, per stare in compagnia o fare festa agisce come fattore protettivo dall'abuso di alcol in adolescenza.

Liberi tutti!


Un altro progetto che ho scritto per un'associazione di promozione sociale è stato in grado di attrarre consistenti finanziamenti da parte di istituti scolastici della provincia di Varese a partire dell'anno 2009. Il suo nome è LIBERI TUTTI ed è finalizzato a fornire a bambini e preadolescenti le competenze fondamentali per vivere in modo sano e sereno senza dipendere dagli strumenti tecnologici: televisione, computer e internet, telefoni cellulari, lettori mp3 e videogiochi.

I destinatari dei laboratori didattico-esperenziali che abbiamo ideato per promuovere un senso critico nei confronti dei prodotti tecnologici (per conoscerne potenzialità e rischi), sono una sezione di una scuola materna, 17 classi della scuola primaria e 6 classi della scuola secondaria per un totale di 24 gruppi-classi.

Il progetto ha previsto anche una ricerca con i docenti dell'istituto per indagare sul rapporto tra strumenti tecnlogici e pratiche educative scolastiche e una serie di incontri per genitori per aiutarli a riconoscere queste "nuove" dipendenze e fornire indicazioni su come prevenirle e arginarle.

La conferenza stampa sul progetto si è tenuta il 28 marzo 2009 e in seguito sono comparsi articoli giornalistici e servizi televisivi sui principali media locali, tra cui un articolo sul quotidiano on-line VareseNews.

Relazioni virtuali

L'11 febbraio 2009, in occasione della settimana dell'approfondimento, sono stato invitato dal corpo docenti di due classi della Scuola Secondaria di II° grado ISIS "Città di Luino - Carlo Volonté" per un incontro e dibattito con gli studenti. Il tema che ho scelto in collaborazione con la Scuola è stato "Relazioni reali e "virtuali": dove si colloca l'amicizia oggi?".

L'interesse e la partecipazione dei ragazzi si sono manifestati con una grande attenzione, domande e riflessioni sulle differenze tra realtà e mondo virtuale, sulle fatiche e le gratificazioni delle relazioni reali accanto ai vantaggi e ai rischi offerti da internet.

L'educazione socio-affettiva

Con un progetto che porta la mia firma, nel 2009 sono riuscito ad attrarre per un’associazione di promozione sociale con cui collaboro da tempo un importante finanziamento.

La somma ci è stata assegnata da un istituto comprensivo della provincia di Varese per laboratori di educazione socioaffettiva per 27 classi di alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado, per attività di formazione al personale docente e per una serie di serate di sensibilizzazione per le famiglie.

L’educazione socio-affettiva si propone di favorire nei bambini e nei ragazzi le competenze fondamentali per stare bene con sé e con gli altri, come:
- la capacità di riconoscere le emozioni e di affrontarle;
- la conoscenza delle proprie risorse e dei propri limiti (che costituisce la base per una sana autostima);
- la capacità di confrontarsi con gli altri e di gestire eventuali conflitti.

Mi auguro che con l’attuazione di progetti come questo si possano prevenire efficacemente condotte di aggressività e bullismo e forme di vulnerabilità personali che già a questa età possono sfociare in situazioni di malessere e patologia (disturbi alimentari, fobie, insicurezze comportamentali, ecc.).

Di nuovo sul gioco d'azzardo patologico

La Provincia di Varese mi ha intervistato nuovamente sul gioco d'azzardo e l'intervista è stata pubblicata il 12 settembre 2008.

Per spiegare il curioso dato dell' aumento dei giocatori d'azzardo nel periodo di crisi economica, ho sostenuto che la gente si sente impotente di fronte all'aumento del costo della vita (che non può essere controllato) e tende a cercare una fuga da tutto questo. Cosa c'è meglio del gioco per evadere dalle difficoltà del quotidiano?

In alcune famiglie il gioco d'azzardo è una tradizione familiare, tramandata dai padri ai figli, ma ci sono spesso anche persone che non avendo mai giocato intravedono nel gioco una certa probabilità d'incasso. Si tratta, per esempio, di coloro che fanno ricorso alle lotterie istantanee che promettono tanto spendendo poco.

Ma di fatto è un comportamento irrazionale: quando uno ha già poco dovrebbe limitarsi a spendere meno e cercare di risparmiare in modo intelligente, penso ad esempio ai gruppi di acquisto solidale che si stanno diffondendo a macchia d'olio in alcune zone del Nord Italia.

L'ambiguità: un malessere diffuso


Lo strano caso del Dr Jekill e Mr Hide è molto più frequente di quanto si pensi. Me ne sto rendendo conto nella sfera delle mie relazioni personali, nella pratica clinica e nell’osservazione della realtà sociale che ci circonda.

Si è ambigui quando si dice una cosa, ma se ne fa un’altra che è in contraddizione rispetto a quanto affermato. In altre parole, pensiero, sentimento e comportamento non sono allineati tra loro.

Certo l’ambiguità può assumere forme molto diverse. Può essere intenzionale, e quindi, una spudorato strumento di difesa dei propri interessi personali: penso a tante persone, anche pubbliche, che conducono una vita in netta contraddizione con i valori che proclamano. Ma può anche essere un meccanismo di difesa psicologico sottile e perlopiù inconsapevole.

Una notizia di qualche tempo fa, che mi colpì molto: arrestati a Roma quattro addetti di un centro di medicina sportiva per spaccio di sostanze stupefacenti. Nulla di così strano, se non fosse che i quattro uomini lavoravano al centro in qualità di vigilantes ovvero per tutti erano le guardie, mentre in realtà svolgevano un’attività criminale.

Come scrive la psicoanalista Simona Argentieriessere ambigui significa evitare il conflitto, il senso di colpa, la fatica della coerenza, lasciando convivere dentro di sé identità molteplici”.

E’ vero, si tratta di un atteggiamento molto diffuso. Ma non si deve confondere la frequenza statistica con la salute mentale. La persona ambigua sfugge alla responsabilità, è internamente divisa, può essere appagata nell’immediato, ma rischia la frammentazione dell’identità personale e il proliferare di problemi relazionali e sociali.

Io e il cibo

Perioridicamente organizzo nel mio studio privato un per-corso di 4 incontri su benessere psicologico e alimentazione consapevole che ho chiamato "Io e il cibo".

Il per-corso si propone di fornire conoscenze e strumenti di comprensione del complesso rapporto tra psiche e alimentazione, alla luce delle più recenti teorie psicologiche.
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Ampio spazio viene dato ai temi dell'immagine corporea, del rapporto tra cibo e sentimenti (fame emotiva), delle relazioni familiari durante i pasti, delle principali difficoltà alimentari.
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Lo scopo è conoscere, confrontarsi, discutere al fine di migliorare il proprio rapporto con il cibo in un'ottica di prevenzione e non terapeutica.
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Com'è nel mio stile, ogni incontro prevedeva lezioni teoriche, attivazioni pratiche, discussioni di gruppo, realizzando una forma di apprendimento attivo che consente l'elaborazione immediata dei concetti appresi.

Crescere nella responsabilità per una guida sicura

Nel 2008 ho scritto un breve articolo per l’Associazione Culturale “Le Formiche” di Gallarate sul tema del rapporto tra adolescenti e automobile, che definivo una compagna di crescita a volte pericolosa.

Ormai settimanalmente la televisione e i giornali ci informano di spaventosi incidenti stradali che, pochi lo sanno, sono nel nostro paese la prima causa di morte dei giovani.
A differenza di quello che molti pensano, la causa principale degli incidenti stradali non sono le condizioni delle strade o la cattiva sorte, bensì il comportamento del guidatore. Secondo le ricerche, il fattore umano legato alla guida contribuisce in una misura compresa tra il 60 e l’80% a determinare gli incidenti stradali.
Credo che gli psicologi possano fare molto per prevenire gli incidenti stradali con giovani, adulti, anziani. Sia attraverso progetti speciali che tramite attività formative, focus group, ricerche-intervento, consulenze individuali.
Il problema è sempre il solito: quando si tratta di prevenzione le persone sono poco propense a investire il loro denaro, non hanno mai tempo e le istituzioni con i loro fondi finanziano già tantissimi progetti.
Forse allora il primo obiettivo è aiutare la gente a diventare più consapevole che la patente non è sufficiente per una guida sicura, finché non si cresce anche in una dimensione di maggior responsabilità.

venerdì 27 gennaio 2012

Vincere e perdere senza libertà

Voglio cogliere l’occasione di un'intervista che mi ha fatto il quotidiano locale La Provincia di Varese e pubblicata lunedì 4 febbraio 2008 per parlare anche qui del gioco d’azzardo.

E’ importante distinguere innanzitutto i giocatori sociali dai giocatori patologici. Il giocatore sociale avverte il desiderio di rilassarsi con il gioco, è stimolato dall’incentivo del guadagno facile e senza fatiche ed è attratto dal rischio. Tuttavia, a differenza dal giocatore patologico, può smettere di giocare in qualunque momento, è convinto che gli aspetti importanti della vita siano altri.

Il giocatore patologico non è invece libero di giocare, ma è costretto a farlo. Il suo bisogno di giocare è molto più profondo e ha le sue radici nella sua personalità, nella sua storia, nei suoi bisogni psicologici e nelle sue modalità per soddisfarli.

Si tratta di un disturbo in grande crescita che secondo le stime de La Provincia riguarderebbe 1200 varesini. Già, un numero davvero impressionante.

Quello che mi auguro è che sempre più persone diventino consapevoli di avere un problema che è il primo passo, indispensabile, per poter chiedere e ricevere aiuto.

I miei articoli per la rivista Bambini

Bambini, edita dall'editore Junior di Azzano San Paolo (BG) è una delle principali riviste nazionali sulla prima infanzia.


Bozzato P., Campini C. (2005). Piccoli grandi distacchi, piccole grandi crescite, Bambini, Bergamo: Junior, 1, p. 36-40.

Bozzato P., Campini C. (2005). Bambini a tavola. Ma mangiare è davvero un piacere?, Bambini, Bergamo: Junior, 2, p. 30-35.

Bozzato P., Campini C. (2005). La spirale del consumismo, Bambini, Bergamo: Junior, 4., p. 37-41.


Bozzato P., Campini C. (2005). A casa lo fa mamma o papà? L’influenza degli stereotipi di genere sull’identità sessuale dei bambini, Bambini, Bergamo: Junior, 6, p. 40-45.

Bozzato, P., Campini C. (2005). Ritratti di famiglia: Memoria e narrazione nelle relazioni familiari, Bambini, Bergamo: Junior, 3, p. 32-37.

Bozzato P., Campini C. (2007). La Qualità come processo: strategie per garantirne evoluzione e continuità, Bambini, Bergamo: Junior, 2, p. 34-39.


Bozzato P., Campini C. (2007). Dalla parte dei padri... identità e ruolo del padre oggi, Bambini, Bergamo: Junior, 3, p. 64-69.

Gli incontri nel mio Studio per adulti svolti nel 2006

Gli incontri per adulti sul benessere psicologico si rivolgono a chiunque sia interessato a promuovere in se stesso e negli altri una condizione di benessere psicologico, prevenendo difficoltà e problemi. Gli incontri non si prefiggono di avere una funzione terapeutica, ma di stimolare la riflessione e sollecitare il confronto tra i partecipanti sul tema in questione.

Nultella, gelati, emozioni: il rapporto tra cibo e sentimenti
8 giugno 2006 ore 20,30
Abbiamo indagato il complesso rapporto tra cibo e sentimenti, sovente implicato nell'insorgenza delle difficoltà alimentari.

Un sospiro di sollievo: conoscere e gestire ansie, paure e stress
22 giugno 2006 ore 20,30
Ansie e stress fanno ormai parte della nostra vita quotidiana, è dunque importante conoscerli per meglio gestirli ed evitare che compromettano il benessere individuale e familiare.

Per non andare a fuoco: mantenere il controllo di rabbia, collera e aggressività
21 settembre 2006 ore 20,30
Sono queste emozioni amiche o nemiche delle nostre relazioni? E' importante saper distinguere una sana aggressività che ci permette di affermarci e farci rispettare da una sua esasperazione che non fa bene né a noi né agli altri.

Reagire a traumi, perdite e stress
28 settembre 2006 ore 20,30
Dare parole alle emozioni è il primo passo per reagire in modo sano a traumi e perdite. Meno tagliente e sferzante, il dolore diviene qualcosa con cui ci si può confrontare.

Quando il giudizio fa male: gestire vergogna e senso di colpa
05 ottobre 2006 ore 20,30
Ci siamo interrogati sul significato del giudizio nostro e degli altri, su come gestire vergogna, imbarazzo e senso di colpa.

Gli incontri nel mio Studio per le famiglie svolti nel 2006

Gli incontri per famiglie con bambini e adolescenti sono un momento in cui uno o più professionisti sensibili e attenti ai bisogni dei genitori accolgono un piccolo gruppo di adulti per affrontare insieme un argomento inerente la salute, la crescita, l'educazione o la gestione quotidiana dei bambini.

In seguito ad una parte teorica, i genitori possono interagire con i professionisti presenti e altri genitori al fine di condividere domande e dubbi. Scopo dell'iniziativa è di utilizzare il gruppo come risorsa creativa e offrire l'opportunità di un confronto esperenziale su temi che possono aiutare gli adulti nell'impegno educativo.

Il cibo: amico o nemico dell'armonia in famiglia?
25 maggio e 19 ottobre 2006 ore 20,30
Ci siamo focalizzati sull'importanza di creare un clima di armonia durante i pasti in famiglia e su come affrontare i conflitti con i bambini eliminando lo stress a tavola e prevenendo i disturbi alimentari.

Difficoltà nel sonno e bisogno del lettone: soluzioni creative
15 giugno e 26 ottobre 2006 ore 20,30
Il sonno del bambino è materia di preoccupazione per i genitori fin dal giorno della sua nascita ed esso influenza la tranquillità e la serenità dell'intera famiglia. Come garantire un riposo adeguato al bambino prevenendo eventuali disturbi del sonno?

L'ingresso al nido, alla scuola materna e altre separazioni difficili da affrontare
15 settembre 2006 ore 20,30
Conversando con gli altri partecipanti e confrontandosi con lo psicologo e un pediatra si è potuto scoprire come separarsi bene dal bambino, come accogliere e contenere le emozioni relative al distacco e come aiutare il piccolo a rielaborare l'esperienza vissuta.

Esistono ricette per dire "no" ai capricci e dare regole ai bambini?
16 novembre 2006 ore 20,30
Le regole e i limiti sono importanti nell'educazione dei figli per molte ragioni, ma innanzitutto per crescerli come individui responsabili e rispettosi di sé e degli altri. Naturalmente c'è modo e modo di dire "no" e di dare regole ed è possibile farlo rispettando la persona del bambino.

L'approccio rogersiano

E’ l’approccio al counseling e alla psicoterapia fondato dallo psicologo americano Carl Rogers (1902-1987) a partire dagli anni ’40 e rientra nella più generale corrente della psicologia umanistica.
Consente applicazioni che vanno al di là della psicologia clinica come, per esempio, nell’educazione, nella formazione ai genitori, nella conduzione di gruppi di crescita personale.

L’approccio rogersiano implica una visione della natura umana in cui l’uomo è concepito come un’agente libero di scelte, capace di essere responsabile, tendente per natura a realizzare le sue potenzialità.

In questo approccio si ritiene che ogni individuo sia l’esperto della propria vita, dei propri problemi e del suo mondo interiore. Lo psicologo, come un fidato compagno di viaggio, ha il ruolo di facilitare l’esplorazione di sé e la ricerca di soluzioni ai propri disagi. Egli, grazie alla sua formazione personale (saper essere) e professionale (saper fare), è in grado di creare durante le sedute le condizioni che rendano la persona in grado di chiarire a se stessa i propri dubbi, perplessità, problemi e di risolverli. In questo modo viene evitata ogni forma di dipendenza dallo psicologo.

Secondo Rogers, lo psicologo e chi si rivolge a lui hanno pari dignità e responsabilità all’interno della relazione terapeutica. Pertanto è preferibile non parlare di “paziente”, ma di "persona” o “cliente” e i colloqui avvengono nella posizione faccia a faccia, senza l’uso del lettino.

Come lavora lo psicologo

Capita a tutti, prima o poi, di attraversare un periodo difficile. Non sempre è possibile trovare dentro di sé o nelle persone vicine le risorse per affrontarlo.

Un professionista serio e competente, attraverso un ascolto attento e qualificato, può aiutare ad affrontare i problemi con maggior serenità e consapevolezza.

La figura dello psicologo si rivolge non solo alle persone con disagi mentali, ma a tutti coloro che hanno i normali problemi della vita e il desiderio di riprenderne il controllo. Se una persona sceglie di farsi aiutare per stare meglio al mondo non è certo anormale, anzi al contrario è saggio perché sta facendo un primo passo per riprendere il controllo della sua vita e per stare bene!

Il colloquio psicologico può aiutare a comprendere meglio i propri problemi, sofferenze e bisogni, a scoprire le proprie risorse, a compiere scelte in autonomia e responsabilità, per riprendere così in mano le redini della propria vita.

Lo psicologo accoglie le persone in modo non giudicante, nel pieno rispetto delle opinioni e dei vissuti di ciascuno. Ai colloqui è garantita l’assoluta riservatezza, tutelata dal vincolo del segreto professionale.

Il suo intervento prevede una serie di fasi:
- ascolto e analisi della situazione;
- definizione del problema;
- analisi dei bisogni e delle risorse disponibili
- percorso per una positiva risoluzione del problema o del bisogno.

Ogni fase prevede la collaborazione attiva del richiedente la consulenza e rispetta pienamente la sua libertà di scelta.

Le attività del mio Studio Professionale

- Colloqui di consulenza psicologica individuale e di coppia

- Colloqui di consulenza psicoeducativa ai genitori

- Somministrazione e interpretazione di test psicologici

- Colloqui di sostegno psicologico (counseling psicologico)

- Psicoterapia

- Orientamento scolastico e professionale

- Incontri tematici per famiglie con bambini e adolescenti

- Incontri tematici per adulti sul benessere psicologico

- Gruppi di discussione, sostegno e mutuo-aiuto

- Corsi sull'affettività, la comunicazione e le relazioni

- Attività formative per gruppi, educatori, insegnanti

I miei due studi professionali

Il mio studio principale si trova nel centro storico di Gavirate (VA), in Via Maggioni 5, dista solo 8 Km dalla città di Varese ed è facilmente raggiungibile dall'autostrada A8 Milano-Varese uscita Azzate-Buguggiate-Lago di Varese oppure dalla stazione delle Ferrovie Nord di Gavirate (linea Gavirate-Laveno).

Ricevo anche nel poliambulatorio Studio Cometa di Cassano Magnago (VA), in Via Mazzel 8.

Per contattarmi potete utilizzare il form che si trova qui

La mia storia professionale

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Mi sono laureato con 110/110 e lode presso l'Università degli Studi di Torino in Psicologia ad indirizzo clinico e di comunità.

Conclusi gli studi universitari, ho collaborato per 5 anni con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, occupandomi di assistenza alla didattica e ricerca nell'ambito della "Psicologia dello Sviluppo" e della "Psicologia evolutiva dell'arco della vita".

Parallelamente ho lavorato presso la Divisione Servizi Educativi del Comune di Torino in qualità di ricercatore e formatore per il personale dirigente, educativo e le famiglie con bambini frequentanti i servizi comunali.

Attualmente, oltre all’attività clinica, svolgo attività di formazione e ricerca per diversi enti pubblici e privati su tematiche quali la genitorialità, l'età evolutiva, i comportamenti a rischio in adolescenza, le nuove dipendenze, la qualità dei servizi educativi, l'identità e l'orientamento sessuale, la comunicazione e le relazioni interpersonali.

Ho acquisito le mie competenze cliniche presso i servizi di Salute Mentale e Neuropsichiatria Infantile di un’ASL torinese, presso il Consultorio familiare del Centro Gulliver di Varese e come membro dell’équipe di uno studio medico pediatrico convenzionato con l’ASL di Varese.

Dal 2003 esercito la professione di psicologo clinico con adulti, bambini, adolescenti e gruppi. Nella mia esperienza professionale mi sono occupato di
  • ansia e attacchi di panico
  • depressione
  • disagi relazionali
  • pensieri ossessivi
  • problemi psicologici in età evolutiva
  • disagi legati all'identità di genere
  • gruppi di sostegno e mutuo-aiuto

Chi sono e perché questo Blog

Salve a tutti! Mi chiamo Paolo Bozzato e sono uno psicologo e psicoterapeuta ad orientamento rogersiano iscritto all'albo della Regione Lombardia.
Questo blog nasce con l'intento di raccogliere e documentare le mie varie attività professionali, oltre che per commentare quello che accade sotto i miei occhi e nella realtà sociale in cui siamo immersi.

Alcuni post saranno così dedicati alla mia professione, altri alla psicologia in generale, altri ancora a quello che riterrò opportuno commentare utilizzando gli strumenti della psicologia umanistica.

Auguro a tutte le persone che entreranno in questo mio "faldone virtuale" una piacevole lettura.