martedì 2 giugno 2015

Idenitità e invisibilità in adolescenza

Lo scorso 4 maggio sono stato invitato a commentare il film “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores al Cineforum RINASCITE del Cinema-Teatro “Incontro” di Besnate (Varese). Il film è stato introdotto dall'assessore alla cultura del Comune di Besnate nonché esperto di cinema Giuseppe Blumetti, mentre io l'ho commentato dal punto di vista psicologico, cercando di stimolare un dibattito in sala.

Nel corso del mio intervento ho sottolineato come il regista abbia voluto enfatizzare, attraverso l'espediente del fantastico, alcune caratteristiche tipiche dell'adolescenza: la trasformazione del corpo e della mente, il mutamento dell'identità, le maggiori possibilità (“superpoteri”) che l'adolescente ha rispetto al bambino, ma anche il contrappeso delle responsabilità che essi comportano.

Sono due, a mio avviso, i temi-chiave della pellicola dal punto di vista psicologico: l'identità e l'invisibilità. Nel corso del film vediamo Michele, il ragazzo protagonista, mutare d'identità ossia “rinascere”: costruirsi un'identità diversa da quella che aveva all'inizio. Ma non solo. Vediamo che il protagonista sceglie anche chi vuole diventare (un eroe positivo), seguendo la sua spinta verso l'autorealizzazione ossia la realizzazione delle proprie potenzialità.

La ragazza che gli piace, Stella, si accorge di lui solo nei momenti più paradossali, cioè quando egli è invisibile e a quel punto, Michele, pur essendo invisibile inizia finalmente a sentirsi visto come persona, desiderato e anche amato. Allora è proprio vero, come diceva il filosofo Martin Buber che “non c'è un Io (e quindi un'identità) se non c'è un tu che lo riconosce”.


Cosa vuol dire? Noi tutti, durante la crescita, diventiamo esseri umani con una nostra identità solo attraverso le relazioni. Come scrive la psicoterapeuta rogersiana Maura Anfossi (2010) “E' l'incontro con l'altro, il confronto con le sue idee, l'intreccio con le sue emozioni a creare quella palestra per conoscersi e per costruire la propria personalità”.