Non bastava la guerra in Ucraina, un altro conflitto dalle conseguenze mondiali è scoppiato in Medio Oriente. E in Occidente, invece di organizzare manifestazioni per la pace, assistiamo a manifestazioni pro-palestinesi e pro-israeliani che riproducono, tristemente, i due schieramenti e il conflitto in corso.
Ma la cosa peggiore è che in questa nuova guerra vengono commessi crimini atroci nei confronti di bambini e bambine. Uccisi senza pietà solo per la loro appartenenza a un determinato popolo.
Mi ha lasciato senza parole il video diffuso attraverso i social network del bambino israeliano molestato dai coetanei palestinesi e da un adulto che filma l'orrore, invitandolo a chiamare la sua mamma: “Say Ima, Ima” (in israeliano “Ima” significa mamma). Quello che più colpisce è che nel video la vittima dell’aggressione non viene chiamato “bambino” o “israeliano”, bensì “ebreo”, segno che in quei bambini è stato istillato l’odio fin da piccoli verso un altro popolo ben identificato.
Anna Frank scriveva nel suo Diario: “Perché gli uomini non possono vivere in pace? Perché devono distruggere tutto?” e i suoi interrogativi rimangono tragici e attuali.