Voglio cogliere l’occasione di un'intervista che mi ha fatto il quotidiano locale La Provincia di Varese e pubblicata lunedì 4 febbraio 2008 per parlare anche qui del gioco d’azzardo.
E’ importante distinguere innanzitutto i giocatori sociali dai giocatori patologici. Il giocatore sociale avverte il desiderio di rilassarsi con il gioco, è stimolato dall’incentivo del guadagno facile e senza fatiche ed è attratto dal rischio. Tuttavia, a differenza dal giocatore patologico, può smettere di giocare in qualunque momento, è convinto che gli aspetti importanti della vita siano altri.
Il giocatore patologico non è invece libero di giocare, ma è costretto a farlo. Il suo bisogno di giocare è molto più profondo e ha le sue radici nella sua personalità, nella sua storia, nei suoi bisogni psicologici e nelle sue modalità per soddisfarli.
Si tratta di un disturbo in grande crescita che secondo le stime de La Provincia riguarderebbe 1200 varesini. Già, un numero davvero impressionante.
Quello che mi auguro è che sempre più persone diventino consapevoli di avere un problema che è il primo passo, indispensabile, per poter chiedere e ricevere aiuto.
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